La Link Building è certamente, per la maggioranza dei non addetti ai lavori, la parte più “oscura” della SEO.
Sulla SEO Onpage di base, almeno per la parte content, più o meno i fondamentali sono chiari a tutti: ormai più o meno tutti hanno capito che è fondamentale partire pensando all’utente, puntare alla semplicità e alla chiarezza, partire con una buona keyword research focalizzandosi poi sull’intento di ricerca etc.
Ma quando si parla di link building, regna la confusione, la disinformazione e l’approssimazione, e ogni volta che analizzo un sito nei settori dove lavoro ne vedo di tutti i colori.
In questo articolo vedremo gli errori più comuni che vedo fare e quale è invece il modo corretto, per la mia esperienza, per approcciarsi a quest’attività.
I 3 errori più comuni che vedo riguardano la programmazione dei link, l’eccessiva considerazione per le metriche SEO e un’errata concezione dell’acquisizione di link “naturale”.
Li vedremo tutti e tre nell’articolo proponendoti un approccio alternativo e più efficace.
Un link al giorno, a settimana, ogni 3 giorni: NO, NO, NO!
Alcuni mesi fa cercavo un paio di partner a cui delegare la parte operativa della Digital PR per miei progetti e di alcuni clienti.
E quindi ho fatto un annuncio, chiedendo agli aspiranti link builder di mandarmi un paio di case history a riprova della loro esperienza.
Ricevo in breve un gran numero di candidature, e vedendo gli esempi forniti, ho visto un’errore comune che moltissimi fanno ed è assolutamente da evitare se vuoi raggiungere risultati degni di nota.
La strategia sbagliata che vedo applicare più spesso è quella di acquisire links a date precise e regolari.
C’è chi, ispirato da Montemagno, crea un link al giorno, chi ne fa 3 a settimana a partire da Lunedì per finire a Venerdì, e c’è chi invece inserisce un link ogni 3/5/7 giorni al proprio sito.
Naturalmente, quasi tutti con lunghezza standard di 500/600 parole.
Se anche tu (o la tua web agency/consulente SEO) fa una cosa del genere, sappi che non va bene.
Un profilo di link naturale non deve avere il sapore di “programmazione precisa”.
Perchè nella realtà, se non facessi alcuna attività di acquisizione link potresti benissimo ricevere in modo naturale 2 link in un giorno, 1 dopo una settimana, e magari un paio di settimane senza alcun link.
Una programmazione di link a date e ritmi precisi è totalmente innaturale e per questo non va mai fatta.
Non si fa acquisizione link un tanto al chilo, non esistono regole o percentuali valide per tutti.
Serve una strategia unica per ogni sito che richiede un’analisi SEO precisa e altamente artigianale.
Cosa puoi fare invece:
Parti sempre da una seria analisi del mercato e dei migliori concorrenti.
Io per quest’attività solitamente uso Ahrefs, che ritengo il miglior tool sul mercato per i SEO Specialist per l’analisi dei link.
Dei migliori concorrenti, guardo: quanti links hanno in totale, quanti ne acquisiscono per mese in media, qual è la qualità media dei link e il rapporto follow/nofollow, e infine il numero e la qualità dei link tematici.
Prosegui poi analizzando i “concorrenti medi”, ovvero quelli con un brand di un’autorevolezza comparabile alla vostra per farvi un’idea di quali sono gli “standard di settore” le aziende dello stesso livello.
E infine, ragiona su quanto è forte il brand da te gestito analizzando il tuo profilo di link, quante menzioni e soprattutto ricerche brand hai e quanto sono cresciute oggi rispetto a un anno fa, tre anni fa, cinque anni fa.
Questa “analisi a ritroso” ti permette di capire in quale mercato ti trovi, chi sono i TOP concorrenti e i competitors “più vicini a te”, e infine chi sei TU.
Da questa analisi puoi arrivare a stendere i tuoi obiettivi a livello SEO e marketing a 6, 12 mesi e sviluppare una visione a più lungo termine per i prossimi 3, 5 anni.
Quanto intendi investire nel tuo brand?
Quanto in traffico a pagamento?
Quanto in Digital PR?
A livello di sito e SEO Onpage, quanto lavorate a livello di “innovazione” per quanto riguarda la creazione/revisione di nuove pagine, quanto investite nel migliorare l’usabilità, la CRO, i contenuti attuali etc.?
Più grande il budget, più importante l’innovazione in corso, più competitivo il mercato, e più la quantità e (soprattutto) la qualità dei links diventa importante.
Quindi non devi limitarti a seguire “la media di settore” per quanto riguarda il numero di links da acquisire nel tuo sito, ma devi focalizzarti in ultima analisi su chi sei tu, dove vuoi andare e quanto forte vuoi spingere per raggiungere i tuoi obiettivi.
Più diventi bravo a quantificare in modo preciso quanta benzina (numero e qualità di links) puoi mettere in serbatoio per spingere la macchina (brand, marketing, SEO Onpage) e migliori i risultati che raggiungerai a lungo termine.
Nei fatti è difficilissimo e richiede anni di esperienza, test e confronto, ma quando impari a farlo in modo preciso e organizzato creerai uno steccato invalicabile fra te e la stragrande maggioranza dei tuoi concorrenti.
Attenti alle metriche SEO dei tools: se non le capisci, sei fregato!
Mi capita spesso di ricevere domande o richieste di preventivo da piccoli imprenditori truffati da sedicenti SEO che gli vendevano links che apparentemente avevano alte metriche (Domain Authority, Zoom Authority, Trust Flow) ma che in sostanza non valevano nulla.
Non voglio annoiarti con una complessa spiegazione su quanto e come diverse metriche dei tools SEO siano taroccabili e fraintendibili, e quindi ti darò una spiegazione più sintetica e terra-terra.
Devi sapere che di base, a prescindere dalle metriche, più è facile ottenere un link, e meno questo vale.
I links che chiunque può ottenere facilmente non valgono NULLA.
Tutti i links da siti dove chiunque può aprire un account e inserire un link, esempio Blogspot, WordPress, Digilander, etc. a meno che non vengano da blog/siti anziani, utili e autorevoli, hanno un valore rasente lo zero.
Perché chiunque può creare un blog/sito su quelle piattaforme e metterci un link, capisci che sarebbe troppo facile se avessero realmente un’utilità? Non ce l’hanno, a parte rarissimi casi.
Inoltre, devi fare attenzione al fatto che un sito che diventa troppo famoso per vendere link potrebbe avere una spinta “azzerata” da Google e quindi non valere niente.
Un esempio sono siti come Huffingtonpost, Forbes etc. che sono nelle liste di centinaia di venditori di links, a prescindere dalla presenza di nofollow, credete davvero che oggi abbiano ancora una spinta? E’ estremamente improbabile.
Quando un sito vende troppi links rispetto ai contenuti normali o diventa “troppo famoso” come sito che vende link, fai attenzione: il suo valore potrebbe essere zero!
Cosa puoi fare invece:
Lascia perdere per un momento le metriche SEO e parti da una domanda chiara e precisa:
se non esistesse la SEO, vorrei un link da quel sito?
Quel link può portarmi traffico, anche minimo?
Può essermi utile a difendere o rafforzare la mia reputazione?
Se la risposta a tutte queste domande è NO, probabilmente non vale la pena acquisire quel link.
Ricorda che oggi la qualità dei link, a livello di autorevolezza, tematicità e rilevanza fra contenuto linkante e contenuto linkato è più importante che mai, quindi devi focalizzarti usando il “principio di Pareto” cercando di avere nel tuo profilo backlink quel 20% di link che può portarti l’80% dei risultati?
E per farlo devi partire, come sempre, da un analisi di brand e di marketing per poi passare alla strategia SEO complessiva, evitando le facili scorciatoie delle metriche.
Acquisizione link “naturale”: perchè spesso è un mito
Una delle frasi più famose nella SEO è “i links non si comprano, si meritano“.
Lo disse Matt Cutts, lo ha ripetuto Rand Fishkin, più o meno tutti conosciamo questo mantra.
Ma è realmente possibile, oggi, per il sito di una PMI/Libero Professionista/editore medio ricevere un numero sufficiente di links spontanei di qualità da posizionarsi in modo ottimale?
Immagino tu conosca la risposta, che posso confermarti in quest’immagine:
Certamente, esistono miriadi di tecniche di acquisizione “naturale” e “gratis” di link, e c’è una miriade di professionisti pronti a mostrarti una case history di link earning di successo.
Quello che però queste case history non raccontano quasi mai è il tempo e le energie che hanno investito, sia nel raggiungimento del risultato e nell’attesa dello stesso.
Perchè il successo di un’attività SEO dipende NON solo dal traffico e dal posizionamento, ma anche e soprattutto da quanto tempo ed energie ho investito, sia nell’attesa che nel raggiungimento di un risultato!
Se io per attuare una strategia che mi porterà 10 links impiego il doppio del tempo e delle energie che il mio concorrente medio impiega nell’ottenere lo stesso numero di link di una qualità comparabile alla mia, anche se ottengo un risultato buono rimane comunque inferiore alla media di mercato.
E quindi non è una buona strategia. Perchè? Perchè sta performando meno di quella della maggioranza dei miei migliori concorrenti!
Ma questo quasi nessuno lo spiega, non c’è mai un confronto serio di mercato, solo grafici e numero di links acquisiti come se fossero quelli i veri KPI da tenere in considerazione.
Il vero KPI “primario” di un’attività di acquisizione link NON è il traffico e il posizionamento, ma il ROI, sia a livello assoluto che confrontato ai principali concorrenti!
E questo è importante considerato che purtroppo ad oggi, Google NON è ahimè in grado di riconoscere un link naturale da un link artificiale ben fatto.
E questo ha portato il mondo editoriale a diventare un mercato del pesce e ahimè un’enorme numero di siti, grandi e piccoli, monetizzano in buona parte grazie alla vendita dei link.
I siti che una volta regalavano links, oggi si fanno pagare (spesso profumatamente) per ottenerne uno. Ne ho parlato in modo più specifico in un mio post sui Fatti di SEO per quanto riguarda la situazione della Link Earning in Italia.
E quindi, per la PMI, libero professionista ed editore medio, la link earning non può dare, da sola, un ROI sostenibile a lungo termine.
Cosa devi fare invece:
Devi innanzitutto capire che è irrilevante ricevere o meno link naturali: non è assolutamente questo il punto!
Il punto è qual è la qualità media del profilo, la quantità media di links acquisiti mese per mese e la correlazione tematica media fra contenuti linkanti e contenuti linkati.
Non basta ricevere link: devono anche essere di qualità innanzitutto, e poi arrivare in modo continuativo nel tempo, dai siti con le tematiche giuste, verso le pagine giuste, con le ancore giuste.
Conta il profilo di link nel suo insieme e senza CONTROLLO il vostro profilo sarà sempre e comunque mediocre rispetto a quello dei concorrenti TOP.
A meno che tu non sia un grosso brand o in qualche modo unico nel mercato, non otterrai mai questo livello di controllo gratis.
Nel mondo del business TUTTO si compra: si comprano i clienti (tramite le campagne a pagamento, soprattutto), si compra la visibilità e l’autorevolezza (tramite campagne di Digital PR e Branding), ed è da ingenui o incompetenti illudersi che la SEO possa sfuggire a queste logiche.
Te lo ripeto un’altra volta: il mondo dell’imprenditoria e del marketing è un pay-to-play, è da folli o mistificatori pensare che la SEO possa lavorare sotto logiche diverse.
La SEO fuori dalle logiche del marketing e del brand, per una PMI “normale”, è fuffa che non ti porterà alcun ritorno economico a lungo termine.
Chiarito questo, per capire la strategia e la fonte dei link NON esistono regole valide per tutti i mercati e per tutti i siti, dipende sempre da chi sei: sei un brand leader o co-leader? Sei in qualche modo unico e/o particolarmente “notiziabile”? Quanto sono forti i tuoi concorrenti? Quanto investono in link?
Devi sempre partire da queste domande e poi fare una seria e certosina auto-analisi: è l’unico modo per creare qualcosa di sensato e che possa portare risultati a lungo termine.
Vuoi approfondire?
Ho scritto moltissimo negli anni su questi temi, soprattutto in gruppi come Fatti di SEO e la mia fanpage.
Link Building nel 2016: Slides Speech SMXL 2016 (valide anche per il 2019)
Truffe e fregature SEO: se le conosci le eviti
Che cos’è la SEO e quali sono i risultati che contano
Il “segreto” di Salvatore Aranzulla
Penalizzazioni: perchè spesso se ne parla a sproposito
Dubbi o domande sul tema dell’articolo? Lascia un commento, rispondo a tutti appena mi è possibile.
Giulio Cinelli dice
Grazie Amin, condivido molto di quello che hai scritto. Vorrei aggiungere un aspetto molto importante nel processo della link building, quello della creazione di articoli di qualità sui siti ospitanti. Riuscire a scrivere un articolo apprezzato dal pubblico, che si posizioni nel tempo e che sia un reale spazio di approfondimento sarà un vantaggio, a breve e lunghissimo termine, sia per il mio cliente e sia per l’ospitante. Al di là della SEO riuscirò a livello di marketing e comunicazione a creare valore di brand.
Il problema nasce quando il 90% dei webmaster che vendono spazi, ragionando in un tanto al kg, accetti per partito preso un solo link in uscita. Come posso creare un articolo di valore quando non ho elementi di approfondimento, naturale per poter espandere la mia lettura? Un solo link elimina ogni mia possibilità di citare fonti autorevoli, di collegarmi a temi e argomenti che non posso approfondire in un solo articolo. Hanno forse paura di “disperdere la propria link juice…”? Spesso mi si risponde “beh, il regolamento di google prevede che…” dimostrando grande ignoranza a riguardo. Invece dovrebbe essere di loro stesso interesse valorizzare al massimo qualsiasi contenuto, rivedendo, migliorando e, magari, senza alcuna avarizia, creando collegamenti di valore.
Inoltre da un punto di vista di “sicurezza”, un sito con un profilo di backlink di basso valore (articolo scritto male con un solo link in uscita) lascia chiari segni di “effrazione” e di violazione del regolamento di Google. Un mio competitor potrebbe, in pochi secondi, fare una segnalazione per uso di schemi di links, spuntandola e mettendo me e il mio cliente in seria difficoltà.
Per questi e altri motivi, se proprio non si può tornare alla puritana mentalità con cui è nato il Web, almeno… se pago… lasciatemi libero di fare un buon lavoro. Sarebbe già un passo in avanti.
Amin El Fadil dice
Ciao Giulio, concordo pienamente, come ho detto in passato vendere link non ti rende un esperto di link building. La maggioranza dei venditori, a parte alcuni di cui riconosco la professionalità come Isan, Zaghor, Claudio Marchetti e pochi altri, non hanno la minima idea di cosa parlano.
Ogni giorno è una battaglia, e nel mio piccolo con articoli come questo cerco di educare non solo i tecnici/marketer delle PMI, ma anche i venditori di link, aspiranti SEO a vedere la SEO in maniera più pratica e operativa. Grazie del tuo commento esaustivo e soprattutto “pratico”, come piace a me!
Roberto dice
Mi ritrovo su tutta la linea e, anzi, trovo che scrivere un articolo di qualità sia semplicemente un fatto di buon senso. Come posso ricevere traffico interessato a me da un articolo che non offre valore?
MA qui mi sorge la domanda per Amin e gli altri esperti presenti: se un blogger o digital PR rifiuta un articolo con più link in uscita, seppur di valore per il lettore, allora il blog è da scartare a priori?
Carmelo Raccioppi dice
Tuttavia non ci sono solo inbound-links ma tutto un lavoro di cross-linking interno e outgoing-links esterni.
Invece per il resto sono d’accordo è una bella spiegazione.
Amin El Fadil dice
Ciao Carmelo, concordo con una precisazione: quella di cui parli non è link building. E’ gestione del linking interno, relativa quindi alla SEO Onpage. Anche quella è importante e intendo trattarla nei prossimi articoli.
Carmelo dice
In alcuni casi è bastato solo quello ma dove era totalmente assente!
Web Upgrade dice
Ciao Amin, bell’articolo. Una domanda: Moz ad esempio indica lo spamscore dei domini… Secondo te è una metrica di cui tener conto quando si acquista un link? Se si, qual’è la soglia sopra la quale non andare? Grazie.
Amin El Fadil dice
Non uso nè consiglio Moz come tool SEO per l’Italia. Ahrefs e Majestic sono decisamente più affidabili.
Web Upgrade dice
Ti ringrazio e riformulo la domanda: secondo te lo spam score è un valore di cui tenere conto quando si acquista un link? Se si, qual’è la soglia sopra la quale non andare? Grazie ancora e buon lavoro!
Amin El Fadil dice
Come detto nell’articolo non mi fido ciecamente di nessuna metrica: verifico personalmente il profilo backlink controllando anche le scansioni di Archive.org e Screenshots.com.
Marco Casagrande dice
Sono d’accordissimo soprattutto sul punto:
“La SEO fuori dalle logiche del marketing e del brand, per una PMI “normale”, è fuffa che non ti porterà alcun ritorno economico a lungo termine”.
Grazie per il bell’articolo Amin.
Amin El Fadil dice
Grazie a te per il gentile commento, Marco.
Filippo dice
Ciao Amin,
forse per rispondere alla mia domanda probabilemnte servirebbe un nuovo articolo… il mio dubbio più grande sulla link building è capire quanto è affidabile il sito del venditore (o il venditore in generale) e dove trovarli.
Posso chiederti dove li cerchi e come li valuti tu?
Amin El Fadil dice
Ciao Filippo, il modo migliore per valutare l’affidabilità di un venditore è farci una chiaccherata su Skype e chiedergli del suo background. Generalmente un buon “venditore” è un SEO di vecchia data che è freelance o una web agency da almeno 5 anni. Verifica se ha delle testimonianze o persone che confermano la sua competenza.
Ci sono diversi gruppi su Facebook dove trovarli, basta cercare.
Fabrizio dice
Molto interessante, ma come quantificare il numero di backlink da ottenere quando i tuoi unici competitor sono siti di affiliazioni che si sono posizionati e non acquistano più link?
Amin El Fadil dice
Ciao Fabrizio, prova a guardare il loro profilo storico dalla genesi ad oggi.
Non mi focalizzerei troppo sull’avere dei numeri precisi quanto una stima che mi dia qualche dato su cui iniziare.
Fabrizio dice
Fantastico, grazie Amin! Ti seguo (silenziosamente) sui social, sei un mito.
Amin El Fadil dice
Grazie, troppo buono 🙂